Il Parco in generale

Storia - Caccia e pastorizia


L’uomo è presente sulle Alpi, e quindi anche nella valle d’Ampezzo, da circa diecimila anni, ossia dal  Mesolitico. 
Allora, come testimoniano i numerosi siti archeologici, a ridosso delle forcelle e dei passi alpini, alcuni gruppi di cacciatori, provenienti perlopiù dall’area veneta, si insediavano in estate per cacciare cervi, camosci e altri grossi erbivori. Questi, infatti, risalendo dalle aree boscose, amavano pascolare negli alti pascoli aperti, tra il bosco e le pareti rocciose. 
Fu dunque la caccia la prima attività propriamente umana presente in questi luoghi, e proprio alla caccia  si possono far risalire le prime forme di culto. 
Da questo punto di vista, non possiamo escludere che taluni grossi massi rocciosi frequentati dagli antichi cacciatori, come ad esempio quello della sepoltura dell’Uomo di Mondeval, svolgessero anche funzione di “santuario” in cui si veneravano alcune divinità e si praticavano riti di tipo sciamanico. 
La presenza di numerosi manufatti di selce, corno, quarzo ed altri materiali, in gran parte provenienti da zone anche assai remote, evidenzia inoltre la presenza di scambi e di commerci con terre e popolazioni diverse. 
I passi alpini, il Giau ad esempio, erano dunque punti di incontro tra genti diverse, ma anche nodi di una primordiale attività di scambio, anche a carattere transalpino. 

Con la successiva presenza dei Paleoveneti, ossia nell’Età del Bronzo, i medesimi pascoli d’alta quota vennero utilizzati principalmente ai fini della pastorizia, anche se la caccia, com’è ovvio, non venne mai abbandonata. Cessò di essere attività primaria semplicemente perché meno redditizia e non in grado di assicurare da sola la sopravvivenza di gruppi umani sempre più numerosi. È curioso notare come fossero stati proprio i cacciatori coloro che, negli anni del primo alpinismo dolomitico, si offrirono come guide per accompagnare i primi salitori delle nostre vette.

L’affermarsi della pastorizia rappresentò un momento cruciale nello sviluppo della civiltà, anche perché ad esso si collega l’emergere del concetto di proprietà connessa all’uso di un determinato territorio. Con la proprietà, poi, nasce la guerra! Non è escluso infatti che le antiche leggende delle Dolomiti, che ci fanno presupporre l’esistenza di piccoli regni autonomi non di rado in lotta tra loro, si riferiscano proprio a questo aspetto, laddove i famosi “Silvans” altro non sarebbero che gli sconfitti, coloro che rimanevano ancorati a modelli di vita più arcaici.
Con la pastorizia, poi, si introdussero nuove attività come la lavorazione della lana, del latte e delle pelli. Si migliorarono, dunque, l’alimentazione, il vestiario e in genere le condizioni di vita.

A questo periodo storico possiamo anche far risalire l’uso della scrittura: gli oscuri caratteri, simili a quelli etruschi, probabilmente di carattere magico religioso, trovati sulla famosa Stele del Monte Pore, non lontano da Giau, risalgono infatti a quest’epoca.